lunedì 8 aprile 2013
Intervista a Stefano Carnati fatta da un Grande Amico Stefano Michelin.
INTERVISTA A STEFANO CARNATI
di Stefano Michelin
Sguardo allegro e riservato, modi estremamente gentili, gli occhi che raramente puntano i tuoi a tradire
una lieve timidezza ma che si illuminano come gli parli di gradi o di un tiro che hai fatto anche tu.
Stefano Carnati, erbese DOC, classe 1998, si sta facendo spazio sia nel mondo delle competizioni, nazionali ed internazionali, sia nell’ambiente dell’arrampicata su roccia.
Ho avuto il piacere di intervistarlo una sera a cena in casa Carnati,
insieme a papà Adriano a mamma Patrizia. Dalle sue parole emerge una passione ed una
dedizione davvero unica, soprattutto per un ragazzo della sua età, e idee molto chiare.
Dunque Stefano, quando hai iniziato ad arrampicare e perché?
Ho iniziato nel 2009 a Bürs in Austria. Eravamo in ferie e seguivo il papà che andava ad arrampicare. Era una paretina di IV/V grado ma sono andato anche da primo! Era la prima volta. Avevo già scalato ma da secondo; avevo provato solo in palestra da primo.
Hai un programma di allenamento? Quante volte ti alleni alla settimana?
Arrivo a fare 5 sere alla settimana in palestra e domenica esco con papà. Non ho un vero e proprio allenatore per il momento. I miei allenamenti sono scalare e basta, non faccio allenamento a secco, ed in più faccio solo qualche esercizio a casa (appena prima di entrare in casa, stava facendo stretching in salotto) più un po’ di pannello montato qui fuori.
Ora sei al primo anno del liceo, riesci a conciliare studio ed arrampicata? Ti pesa dover dividere il tuo tempo?
L’arrampicata dipende dallo studio. Mi lascio il tempo che rimane dopo le 18, prima devo fare i compiti (sul tavolo c’è ancora il libro di fisica). Questo è un periodo di verifiche quindi non ho molto tempo. Comunque no, in genere non mi pesa.
Domanda secca: corda o boulder?
Tutte e due [risposta secca, giustamente…] ma sono più attratto dalla corda. Non dedico tempo ai blocchi se posso scalare con la corda. Ad esempio quest’anno sono andato solo una volta a fare boulder, a Cresciano.
Gare o roccia?
Beh, mi piace fare le gare e mi alleno apposta quando sono nel periodo delle gare ma fuori è tutto più divertente.
Senti più stress in gara oppure quando parti per “il giro buono” in falesia (Stefano è arrivato a scalare l’8b+)?
In gara direi. In Coppa Europa o ai Campionati Italiani ero abbastanza nervoso ma più che altro prima di partire, poi dopo sei troppo concentrato per pensare allo stress. Devi stare attento quando e come moschettoni altrimenti ti squalificano. In falesia è uguale, dopo che hai fatto i primi metri, quando inizi a scalare, pensi solo ad andare su.
Quale è stato il tuo primo 8a e cosa ha significato? Quanti anni avevi?
E’ stato a Scarenna (falesia di Canzo), il tiro era “Pacet 90”. Era il 2010 ed ero molto contento, non ci credevo!
Mamma e papà ti devono aiutare molto sia per gli allenamenti che per portarti fuori la domenica…
Oh sì, moltissimo. Non potrei fare nulla o quasi senza di loro! La domenica capita che andiamo anche molto lontano ma è bello perché andiamo tutti insieme.
Hai modo di girare per molte palestre e falesie; incontri molti giovani che scalano? Credi che l’arrampicata stia crescendo come sport?
Si, assolutamente. Ci sono tanti ragazzi che iniziano a scalare soprattutto in palestra perché è un luogo di aggregazione. Magari uno comincia così tanto per fare uno sport, perché ne ha sentito parlare, poi si appassiona e continua a farlo per sempre. E non è detto che è solo perché ha i genitori che scalano.
Sere in palestra, fine settimana in falesia, vacanze in giro a scalare; domina sempre il “divertimento” oppure talvolta lo senti come un obbligo, magari per non perdere il ritmo?
E’ sempre e solo divertimento! Mi sento di farlo e lo faccio; capita che magari sono un po’ giù e allora semplicemente non mi muovo.
L’altra sera la mamma mi ha detto che per l’anno nuovo ti sei dato due priorità: studiare e scalare. Ti lascerai anche un po’ di spazio per rilassarti no?
Diciamo che per ora, a parte lo studio, quello che mi piace fare è scalare. Se proprio devo staccare un po’, prendo la bici ed esco con qualche amico a fare un giro ma non sono uno di quelli che esce per andare al cinema o cose così.
Come ti vedono i tuoi compagni di classe? Un marziano che fa uno sport da matto?
No, assolutamente. E’ uno sport come un altro. Ogni tanto mi portano loro qualche mia foto dai giornali che io nemmeno sapevo e allora mi fanno qualche domanda…
Hai altri interessi?
Mmm…no!
Dai, non ci credo!
(ride)Beh, in effeti…mi piace il softair e parecchio anche. Poi andare in bici come ti ho detto e mi sta prendendo la slackline.
Stai lavorando a qualche nuovo progetto?
Sì. E’ “Riti Tribali” allo Specchio del Grifone” (8c+ liberato niente meno che da Adam Ondra). Dopo gli 8b è giusto salire di grado e lui (Adam) è il riferimento mondiale quindi sarebbe bello riuscire a fare un tiro che lui ha liberato e gradato.
Vedi i video di arrampicata per ispirarti? Chi sono i tuoi arrampicatori preferiti?
Oh sì, tantissimi! I video sono fondamentali per imparare i movimenti; ne ho visti tantissimi su internet, soprattutto all’inizio. Mi piacciono Adam Ondra naturalmente, poi Chris Sharma, Daniel Woods, Paul Robinson…
E tra gli italiani?
Beh, direi Gabriele Moroni, Silvio Reffo, Stefano Ghisolfi e Marcello Bombardi…sono anche miei amici. Andiamo a scalare oppure ci troviamo alle gare e capita che usciamo tutti insieme, al pomeriggio o alla sera. A Singapore eravamo sempre in giro…
Qual è la roccia più bella?
Non saprei…non sono come Ondra che ha girato il mondo! Per ora mi piace molto la Spagna poi si vedrà.
L’arrampicata alle Olimpiadi; come la vedi? Credi potrebbe funzionare? E per quale disciplina?
Sì, sarebbe positivo ma si dovrebbero cambiare le vie e le formule di gara.
In che senso? Pare che l’attenzione televisiva maggiore sia per il “boulder” oppure, come ha suggerito un famoso sito internet, per la “velocità”…
No, anche le gare con la corda possono funzionare ma si deve cambiare molto, rendere tutto più spettacolare e coinvolgente. Parigi insegna. Lì seguono gli atleti con le telecamere, sono alla stessa altezza e ti fanno vedere con le elaborazioni al computer dove era arrivato quello prima. E’ tutto coinvolgente e anche chi non ci capisce nulla può così riuscire a seguire una gara…
Hai una dieta particolare?
No, mangio di tutto ma mi regolo, cerco di non esagerare.
Cosa pensi quando scali?
A niente, penso a scalare bene e basta. Al massimo, quando trovo un riposo, penso a recuperare bene e a decidere quando è ora di ripartire.
Una forte scalatrice ha detto che la prima cosa che conta in arrampicata è la forza nelle dita, poi viene tutto il resto. E’ così anche per te?
In effetti, sì!
Tra uno scalatore 90% preparato e 10% determinato ed uno 50 e 50, chi arriva in catena?
Il secondo. Se ti sei allenato bene e sei determinato a raggiungere il tuo obiettivo allora vai dove vuoi; devi esserne convinto.
Dal punto di vista dell’emozione personale, ti senti più appagato quando riesci su una via “a vista” oppure quando vieni a capo di un progetto che magari ti ha richiesto più uscite?
Guarda, dicono che il grado non conta ma sono “puntini-puntini”. Scali per quello, è inutile nasconderlo. Il “lavorato”, quando ti riesce, è la conclusione di un progetto; è ovvio che ti senti molto appagato.
Qual è stato il tiro che hai lavorato più a lungo?
Sicuramente “Silkworth” per ora. Già al secondo giro avevo capito i movimenti ma non riuscivo a concatenarli. Ci ho messo una ventina di tentativi per venirne a capo divisi in 5 giorni.
Quale via domina i tuoi pensieri ora?
“Riti Tribali” naturalmente.
Alcuni scalatori dicono che se sai fare boulder, sai fare tutto; altri che conta allenare sia la forza che la resistenza. Per te chi ha ragione?
Per essere bravo e saper fare tutto, devi allenarti in tutto. Per sviluppare resistenza, devi allenare la resistenza, non ci sono storie. Serve anche per riuscire a recuperare anche se si sta andando verso una tipologia di vie che sono un boulder via l’altro. Tra i due però devi recuperare le energie altrimenti non vai avanti.
In cosa ti senti forte ed in cosa vorresti migliorare?
Ora finalmente riesco a fare anche le vie “fisiche” ma non da molto. Patisco ancora le prese piccole piccole, quelle dove devi stringere davvero, mentre mi trovo bene sulle prese piatte e sui passaggi che richiedono scioltezza. In definitiva però sento che devo migliorare in tutto!
Come ti vedi tra 20 anni e cosa vorresti fare?
Non so proprio cosa farò e sinceramente non ci penso per ora. Spero di continuare a scalare e vedere posti nuovi, poi vedremo…
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